Il primo articolo della mini-rubrica “fisco per crafter”, dedicato al regime fiscale per la vendita di oggetti handmade in generale, ha riscosso molto successo e devo dire che ne sono davvero felice. Sono argomenti che prima o poi ogni blogger si trova ad affrontare, e intorno ad essi c’è una vera e propria nebulosa di dubbi e domande senza risposta, quindi sono felicissima di risolvere almeno i principali con l’aiuto professionale ma allo stesso tempo alla mano di Federico, dottore commercialista autore di Fiscomania.
Se avevi lasciato un commento e non ti abbiamo ancora risposto non temere: stiamo raccogliendo tutte le domande per sviluppare quelle che sollevano tematiche più ampie in un quarto post apposito. Per le domande più semplici, invece, Federico ha gentilmente dato la sua disponibilità a rispondere direttamente, quindi puoi lasciare un commento 🙂
Ora lascio la parola all’esperto sul secondo tema di questa serie: la vendita online di oggetti handmade. Come comportarsi fiscalmente se si usa una piattaforma, quando iniziare a valutare di aprire un sito di e-commerce proprio, come trattare gli spazi pubblicitari e promozionali sul blog. Insomma, un tema amplissimo e quanto mai attuale: buona lettura e bando alla timidezza se hai delle domande!
Vendendo su piattaforme come Etsy, Dawanda o Ebay sono automaticamente in regola (senza bisogno di p.iva, ricevute, ecc…)?
Il grande sogno di ogni crafter, e in generale di tutti gli hobbisti, è quello di trovare qualcuno che voglia comprare le proprie creazioni. Molti di voi, infatti, sono attivi su molti marketplace online dedicati alla vendita di questi articoli. Etsy, Dawanda ed Ebay, sono sicuramente i principali. Non volendo entrare nel dettaglio del funzionamento dei singoli portali, quello che possiamo dire è che ogni crafter può utilizzare questi portali tranquillamente, a condizione che non si effettui attività di tipo abituale.
Effettuando la vendita di un oggetto che abbiamo realizzato, siamo tenuti a rilasciare all’acquirente una ricevuta “non fiscale”. Il rilascio della ricevuta non è obbligatorio, lo diventa esclusivamente quando è l’acquirente a chiederla, come quietanza dell’avvenuto pagamento. Le cose importanti da ricordarsi sulla ricevuta sono la data (quella del pagamento), la numerazione (progressiva), la descrizione del bene venduto e l’applicazione della marca da bollo da €. 2,00 (quando il compenso supera i €. 77,47). Potete trovare in cartoleria modelli di ricevute prestampate, in questo modo sarete sicuramente facilitati.
Attenzione però, non è così semplice. Quando l’attività di commercio degli oggetti prodotti inizia a diventare abituale ecco che l’emissione della ricevuta non è più sufficiente, ma è necessaria l’apertura della partita Iva e l’emissione di una fattura. L’attività di vendita diventa abituale quando i banner e le pagine di vendita rimangono online tutto l’anno e i prodotti che si cerca di vendere si moltiplicano, e con essi anche le vendite. Ecco allora che variano anche tutti gli adempimenti fiscali relativi. In questi casi, quando vi accorgete che il vostro business di vendita sta riscuotendo successo, vi consiglio di valutare la situazione con il vostro Commercialista di fiducia, in modo da analizzare al meglio la vostra situazione.
In quali casi è consigliabile aprire un e-commerce?
Aprire un e-commerce significa avviare una vera e propria attività commerciale volta alla vendita di prodotti online. Questo significa partita Iva, iscrizione in Camera di Commercio, alla Gestione commercianti dell’Inps. Insomma, aprire un E-commerce significa diventare dei veri e propri imprenditori, per questo motivo la scelta deve essere valutata bene.
Mettersi in proprio non è mai una scelta semplice, farlo nel mondo del Web lo è ancora meno, in quanto la concorrenza è mondiale e ci si ritrova a fare i conti con i grandi portali dell’e-commerce globale (Ebay, Amazon, ecc). Una volta che la vostra attività di vendita online è ben avviata le domande che dovete porvi per aprire un E-commerce sono:
Gli oggetti che voglio vendere appartengono ad una nicchia di mercato?
Appartenere ad un settore già coperto dai grandi siti di e-commerce non vi porterà grande fortuna. La maggior parte del traffico verrà attratta da questi siti, e a voi non rimarranno che le briciole. Traffico sul sito significa maggiori possibilità che vi siano conversioni, quindi vendite.
Quali sono i principali benefici dell’abbandonare i marketplace?
Oggi i marketplace come Etsy o Ebay consentono di vendere i propri prodotti anche ai crafter, semplificando il processo di vendita, non occorre avere un sito proprio, non ci si deve preoccupare di avere visitatori (i marketplace hanno già molto traffico), a patto di lasciare una commissione al portale. Abbandonare il marketplace può essere rischioso, ma è consigliabile in tutti quei casi in cui il vostro marchio inizia a diventare riconoscibile, quando i visitatori tornano appositamente per voi, ecco in questo potete valutare l’opportunità di aprire un vostro E-shop.
Un’azienda mi ha chiesto di vendere uno spazio pubblicitario o un post sponsorizzato sul mio sito: come devo comportarmi per essere in regola a livello fiscale?
Quando decidiamo di inserire banner pubblicitari o affiliazioni nel nostro blog dobbiamo essere coscienti del fatto che per il Fisco stiamo effettuando un’attività abituale, in quanto stiamo ospitando pubblicità altrui, dietro compenso. Questo a prescindere da quello che poi sarà l’effettivo compenso che andremo a percepire.
Ospitare pubblicità configura un’attività economica abituale, in quanto i banner sono destinati a rimanere pubblicati nel sito anche per 365 giorni all’anno. Per questo motivo l’attività deve essere esercitata con partita Iva. E per il medesimo motivo molti blogger decidono di non ospitare pubblicità sui loro blog. Ma è davvero questa la soluzione migliore? A mio avviso, assolutamente no!
Guadagnare qualcosa, ospitando anche banner pubblicitari, può fare comodo a tutti. Per questo motivo vi consiglio prima di tutto di verificare quanti visitatori avete mediamente sul vostro blog.
Se i vostri visitatori sono davvero pochi, qualche migliaio al mese, allora ospitare banner non vi renderà granchè, ma se avete un blog ben avviato e i visitatori iniziano ad essere diverse migliaia, ecco che ospitare banner può avere un senso. Per i primi mesi per valutare la situazione potete farlo emettendo ricevute per attività occasionale, in modo che possiate valutare l’opportunità di proseguire aprendo partita Iva.
A questo proposito voglio sfatare un altro luogo comune: l’onerosità della partita Iva. Oggi aprire partita Iva utilizzando il regime fiscale forfettario ha costi veramente minimi: vi dà la possibilità di pagare il 5% di imposta sostitutiva sul reddito (al verificarsi di alcune condizioni) per i primi 5 anni, e poi a regime il 15%, dovendo soltanto presentare la dichiarazione dei redditi ogni anno.
Per approfondire l’opportunità di aprire partita Iva, vi consiglio di leggere il mio articolo sui vantaggi del regime forfettario: “Il nuovo regime fiscale forfettario”.
Come devo gestire a livello di dichiarazione dei redditi le piccole entrare derivanti dalla pubblicità sul blog?
Le piccole entrate provenienti dal blog, siano esse derivanti dalla vendita di oggetti handmade piuttosto che di spazi pubblicitari, devono essere gestire con ricevuta. La ricevuta deve essere conservata per essere poi inserita nella vostra dichiarazione dei redditi. In linea generale questi compensi rientrano nella categoria dei redditi diversi, di cui all’articolo 67 del DPR n. 917/86, e devono essere inseriti nel quadro RL del modello Unico Persone Fisiche, o nel quadro D del modello 730.
Tali compensi si sommeranno quindi agli altri redditi che avete percepito nell’anno andando a determinare il vostro reddito imponibile Irpef, su cui poi andranno applicati gli scaglioni Irpef. Attenzione però: se nell’anno questi compensi derivanti da attività occasionale sono gli unici redditi che avete percepito non siete obbligati a presentare la dichiarazione dei redditi, fino alla soglia di €. 4.800.
Se le risposte che vi ho dato vi hanno incuriosito, lasciate un commento con i vostri dubbi (ai quali risponderò personalmente), le vostre curiosità e le vostre esperienze in merito.
16 commenti
Cambia qualcosa se i pagamenti delle affiliazioni vengono fatti attraverso buoni acquisto (es. Amazon)?
Che io sappia il buono acquisto è meno “problematico”, ma per sicurezza chiediamo a Federico. Scusa il ritardo 🙂
brava Giulia, bellissimo post!
bacioni
simona:)
Grazie mille Simo! A presto 🙂
Articolo utile come sempre! Grazie per queste dritte!!
Grazie a te e a presto! Un bacio 🙂
Ciao, complimenti per la bella idea chiarificatrice! Una piccola domanda profana: per una crafter agli inizi vale la pena cominciare dai grossi portali e vedere come va, prima di mettersi “in proprio”?
Grazie!
Ciao Desirè, sono felice che l’articolo ti piaccia 🙂 Io consiglio sempre di non aprire partita iva “alla cieca”: è vero che ci sono soluzioni di partita iva “light”, ma seppur minimo è comunque in tutti i casi un impiego di tempo e denaro, quindi secondo me vale la pena iniziare da un portale, e quando vedi che le tue creazioni vendono bene, inizi a pensare di staccarti. Anche perché così entri in familiarità con i meccanismi della vendita online, se già non lo sei.
Spero di esserti stata utile, a presto!
Ciao Giulia, grazie, questa serie di post è molto interessante. Ho qualche dubbio, in questo post si dice “Il rilascio della ricevuta non è obbligatorio” nel senso che non è obbligatorio rilasciarla all’acquirente se non la richiede ma va comunque emessa poiché è necessario pagare le imposte anche su questi importi giusto? Il quadro in cui vanno inserite nella dichiarazione è lo stesso delle prestazioni occasionali? (Io ad esempio ho già una P.I. per la mia attività professionale principale e peril momento gestisco la vendita dei miei prodotti creativi/artistici con ricevuta). Infine, se vendo le mie creazioni a privati o a soggetti con P.I. cambia qualcosa a livello fiscale? Se per caso prevedete di pubblicare info anche sulla gestione di vendite a clienti stranieri (UE ed extra UE) sarebbe molto utile. Scusa per il mare di domande e grazie ancora 🙂
Ciao Luna, grazie innanzitutto per il tuo commento: hai dato un sacco di spunti interessanti sui quali si potrebbe scrivere quasi un intero post (anzi, senza il “quasi”).
Siccome sono tutti argomenti molto puntuali, giro le tue domande a Federico che le svilupperà in risposta a questo commento oppure, se la risposta richiede un approfondimento in più, all’interno di un nuovo post.
A presto e buon pomeriggio 🙂
Grazie mille Giulia!
Grazie a te, spero sia utile 🙂
Ciao Giulia,
grazie per i tuoi consigli, utilissimi in un mondo così in movimento.
Allora forse riprendo l’ argomento da zero ma parlando noto che questi problemi ritornano e ritornano… all’ infinito.
Parlando di articoli handmade e vendita ho letto che la partita iva diventa necessaria solo quando la vendita è abituale e continuativa. Perciò se tengo aperto un negozio su Etsy che mi porta solamente una o 2 vendite annuali dovrei aver comunque P.I. O sbaglio? Anche se la cifra di guadagno è di poche decine di euro e non supera assolutamente i 5000 euro stabiliti. Insomma qui non si rispetta la clausola di occasionalità.
Volendo far tutto per bene bisognerebbe aprire la P.I.
E qui avremo di fronte diverse situazioni. Sarebbe interessante dedicare qualche minuto ad ogni caso. Chi è disoccupato, chi ha un lavoro a tempo pieno,part time (a 20, 24), chi a tempo determinato o indeterminato…
Nel mio caso come deve comportarsi chi ha già un lavoro part time (20 ore settimanali) a tempo indeterminato?
Ha dei vantaggi riguardo i contributi da versare?
Quali costi deve tenere in considerazione?
E se il lavoro dipendente aumentasse di ore cosa si dovrebbe fare?
So che l’ argomento è spinoso ma ogni informazione è un qualcosa in più per arrivare preparati quando ci si rivolge agli esperti della propria provincia.
Grazie
Sara
Ciao Sara,
ti ringrazio per il tuo commento, hai sollevato diverse tematiche interessanti. Purtroppo le mie nozioni in materia non sono abbastanza approfondite per rispondere alle tue domande (la mia attività di vendita di oggetti handmade è sempre stata occasionale), motivo per cui ho chiesto il supporto di Federico per la scrittura di questo post: lui essendo commercialista ha le mani in pasta su questi temi. Ti consiglio di passare dal suo sito e scrivergli direttamente per questo approfondimento: è molto disponibile e sicuramente ti saprà aiutare.
Fammi sapere, a presto! 🙂
io penso che i marketplace ormai siano scaduti tantissimo, la P.I. apre un ventaglio di possibilità ed è indispensabile per farsi prendere sul serio
uno shop autonomo di prodotti unici e di qualità comunque non è in diretta competizione con i colossi dell’ecommerce, penso sia importante dirlo
Io credo che i marketplace funzionino ancora molto bene in alcuni casi: c’è chi ha un negozio consolidato e moltissime recensioni e di marketplace ci campa. D’altro canto è però quasi impossibile emergere con un negozio nuovo. A mio avviso ci sono pro e contro di entrambe le soluzioni. La competizione penso ci sia ma solo su alcuni canali di promozione del negozio (in particolare sui social).